domenica 27 gennaio 2019

Auschwitz




E ancora lo sferragliare del treno
rinnovava la mattanza.
Occhi densi d’interrogativi
su quel carro bestiame,
stretti l’uno contro l’altro
in un limbo infinito
con un assaggio d’inferno.

E alla meta,
separati dai padri
o dai figli,
avviati alla morte
o alle pene senza respiro.

Negli alveari di legno
si aggiravano come fantasmi
coperti di cenci
che celavano povere membra.

Negli occhi
non più il ricordo
dei giochi sull’erba,
di un amore acerbo
o di un abbraccio materno.

Ogni emozione era sopita,
ogni speranza soffocata
per non morire di nostalgia,
per sopravvivere
agli assalti del dolore.


…Dei rari sopravvissuti
incessante
è il ricordo di quei giorni,
in cui la bestia umana
aveva perduto l’anima
ed anche il cuore.


Mariella Russo


***


 


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