Un giorno l’onda chiese al mare:
“mi vuoi bene?”.
Ed il mare le rispose:
“Il mio bene è così forte
che ogni volta
che t’ allontani verso la terra
io ti tiro indietro
per riprenderti tra le mie braccia.
Senza te la mia vita
sarebbe insignificante.
Sarei un mare piatto,
senza emozione.
Tu sei l’essenza del mio esistere”.
L’onda fu felice.
Tra le braccia del mare.
Facendo finta,
ogni volta di volare via,
per dare quel senso
di precarietà alle cose,
per renderle preziose.
Ed ogni volta
il mare la riprendeva,
con le sue braccia grandi,
per riportarla a sé.
Raccontano che una notte
la luna illuminava il mondo,
e l’onda bianca lentamente,
in un ballo infinito,
scivolava tra un prendersi
e un lasciarsi, col mare
che stendeva le braccia
per poi ritirarle, facendo finta
a volte di non poterlo fare,
perché l’onda potesse assaporare
anch’ essa quella precarietà
che rende le cose preziose.
L’onda ed il mare sono ancora lì,
nel gioco infinito delle emozioni.
E fanno finta che sarà
l’ultima volta che l’onda
partirà verso la terra,
per non tornare più,
ma poi, alla fine,
è più forte su tutto
il bisogno di riprendersi.
Nel sogno di un bene senza fine.
Dal Web
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