lunedì 6 aprile 2015

“Lunedì dell’Angelo”



(...) Il lunedì dopo la Domenica di Risurrezione
è detto tradizionalmente “Lunedì dell’Angelo”.
E’ molto interessante approfondire
questo riferimento all’“Angelo”.
Naturalmente il pensiero va subito
ai racconti evangelici
della risurrezione di Gesù, nei quali compare
la figura di un messaggero del Signore.
San Matteo scrive:
“Ed ecco vi fu un gran terremoto.
Un angelo del Signore,
infatti, sceso dal cielo, si avvicinò,
rotolò la pietra
e si pose a sedere su di essa.
Il suo aspetto era come la folgore
e il suo vestito
bianco come neve” (Mt 28,2-3).

Tutti gli Evangelisti, poi, precisano che,
quando le donne si recarono al sepolcro
e lo trovarono aperto e vuoto,
fu un angelo ad annunciare loro
che Gesù era risorto.

In Matteo questo messaggero
del Signore dice loro:
“Voi non abbiate paura!
So che cercate Gesù, il crocifisso.
Non è qui. E’ risorto, infatti,
come aveva detto” (Mt 28,5-6);
quindi mostra la tomba vuota
e le incarica di portare l’annuncio ai discepoli.

In Marco l’angelo è descritto come “un giovane,
vestito di una veste bianca”, che dà alle donne
l’identico messaggio (cfr Mc 16,5-6).

Luca parla di “due uomini in abito sfolgorante”,
che ricordano alle donne come Gesù
avesse preannunciato molto prima
la sua morte e risurrezione (cfr Lc 24,4-7).

Anche San Giovanni parla
di “due angeli in bianche vesti”;
è Maria di Magdala a vederli,
mentre piange vicino al sepolcro,
e le dicono:
“Donna, perché piangi?” (Gv 20,11-13).

Ma l’Angelo della risurrezione
richiama anche un altro significato.
Bisogna ricordare, infatti,
che il termine “angelo” oltre a definire
gli Angeli, creature spirituali
dotate di intelligenza e volontà,
servitori e messaggeri di Dio,
è anche uno dei titoli più antichi
attribuiti a Gesù stesso.

Leggiamo ad esempio in Tertulliano, III secolo:
“Egli – cioè Cristo – è stato anche chiamato
«angelo del consiglio»,
cioè annunziatore, che è un termine
che denota un ufficio, non la natura.
 In effetti, egli doveva annunziare al mondo
il grande disegno del Padre
per la restaurazione dell’uomo”
 (De carne Christi, 14). Così Tertulliano.

Gesù Cristo, il Figlio di Dio, dunque,
viene chiamato anche l’Angelo di Dio Padre:
Egli è il Messaggero per eccellenza del suo amore.
Cari amici, pensiamo ora a ciò che Gesù risorto
disse agli Apostoli: “Come il Padre ha mandato me,
anch’io mando voi” (Gv 20,21); e comunicò ad essi
il suo Santo Spirito. Ciò significa che, come Gesù
è stato annunciatore dell’amore di Dio Padre,
anche noi lo dobbiamo essere della carità di Cristo:
siamo messaggeri della sua risurrezione,
della sua vittoria sul male e sulla morte,
portatori del suo amore divino.
Certo, rimaniamo per natura uomini e donne,
ma riceviamo la missione di “angeli”,
messaggeri di Cristo: viene data a tutti
nel Battesimo e nella Cresima.
In modo speciale, attraverso
il Sacramento dell’Ordine, la ricevono
i sacerdoti, ministri di Cristo.

Dall’omelia di Papa BENEDETTO XVI
a Castel Gandolfo, di lunedì dell’Angelo, 5 aprile 2010



Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.